Mal de pharmacie

Si potrebbe dire, a denti stretti, “mal comune mezzo gaudio”: anche oltralpe, come da noi, si registrano carenze di farmacisti, i titolari faticano a trovare collaboratori, i giovani non sono attratti dalla professione, aumentano gli abbandoni universitari

di Stefano Visintin

Negli ultimi mesi la rivista specializzata francese “Le Moniteur des Pharmacies” ha dedicato diversi articoli a un tema che anche in Italia è diventato molto attuale (e ne abbiamo parlato anche qui su “Farma Mese”): la carenza di farmacisti da assumere e la disaffezione dei giovani nei confronti della professione. Fenomeni in crescita, che accomunano Francia e Italia, con motivazioni e cause simili.

Proprio nello scorso mese di dicembre il periodico segnalava che un titolare francese su due cerca personale e fa fatica a trovarlo. Per dare corpo a questa affermazione si citava un recente sondaggio, fatto su 2.500 farmacisti da uno dei principali sindacati della categoria, la Fspf, Fédération des syndicats pharmaceutiques de France. Secondo le risposte date dagli interpellati, due terzi dei farmacisti segnala l’esistenza di difficoltà nella ricerca di personale. C’è un calo rispetto a un’analoga inchiesta precedente, svolta nel 2022 (dove addirittura si arrivava all’80% di risposte preoccupate), ma, secondo la Fspf, il dato resta importante e pone in primo piano la questione di come rivalutare la professione e le relative condizioni economiche.

Le molte cause del problema

Se l’indagine più recente era basata su un sintetico “questionario flash”, quella del 2022 era più approfondita e cercava di mettere in luce le ragioni delle criticità sul fronte dell’impiego, che riguarda tutti i tipi di collaboratori richiesti (nell’80% dei casi i titolari cercano farmacisti preparatori, il 67% ha bisogno di sostituti, il 60% vuole trovare farmacisti collaboratori).

Le cause delle difficoltà sono varie e non è evidente una gerarchia nell’importanza attribuita all’una o all’altra: sono tutte ritenute rilevanti. Due intervistati su tre indicavano l’onda lunga di Covid-19, con il suo generale effetto “depressivo”. Uno su due citava tematiche che ben conosciamo anche dalle nostre parti: l’incompatibilità dell’attività professionale di farmacista e soprattutto degli orari di lavoro con la vita privata (specialmente dal punto di vista delle donne); le retribuzioni poco attrattive; una prospettiva di progressione di carriera limitata; una percezione degradata della professione da parte dei giovani.

Un intervistato su tre sottolineava anche le problematiche di tipo “geografico”, cioè quelle legate a esercizi farmaceutici collocati in zone sfavorite, dove non si va volentieri a lavorare per ragioni logistiche, gli scarsi vantaggi sociali di cui possono fruire i salariati, le condizioni di lavoro impegnative.

Come riportato da “Le Moniteur”, l’Ordine nazionale, sempre guidato dalla presidente Carine Wolf-Thal, fin dall’inizio del 2023 aveva manifestato la propria inquietudine per le crescenti difficoltà di reperimento di personale in farmacia, manifestatesi già negli anni precedenti. Secondo Wolf-Thal, il problema è serio, perché, paradossalmente, proprio mentre il bisogno di farmacisti è in aumento, il tasso di riduzione dei giovani diplomati in farmacia è tendenzialmente nell’ordine del 25%. “Se non facciamo niente -ha detto a “Le Moniteur”- avremo un deserto farmaceutico tra dieci o quindici anni”.

Gli interventi dell’Ordine

Per questo l’Ordine dei farmacisti ha deciso di aprire un dialogo costante su questo punto con l’Accademia nazionale di farmacia (Académie nationale de pharmacie), con la Conferenza dei presidi delle facoltà universitarie di farmacia (Conférence des doyens des facultés de pharmacie de France) e con gli studenti, rappresentati dall’Anepf (Association nationale des étudiants en pharmacie de France) per inquadrare il problema e presentare proposte unitarie alle istituzioni.

  • Rischio di perdita di prossimità – L’Académie nationale de pharmacie condivide e sottolinea l’allarme dell’Ordine per le possibili conseguenze negative su tutto il sistema sanitario: “Il rischio di un deficit nella demografia farmaceutica negli anni a venire condurrà inevitabilmente, se non si farà nulla, a una fusione di farmacie, con riduzione del loro numero e perdita di prossimità per la popolazione, particolarmente per le persone fragili”.
  • La fuga degli studenti – L’associazione degli studenti Anepf rilevava che nel 2022, al secondo anno di farmacia (il ciclo di studi è di sei anni), nelle 24 università francesi risultavano 1.100 posti scoperti su 3.802: erano 163 l’anno precedente. Qualcosa di mai visto. “Ci aspettavamo 300-400 posti vacanti, non più di mille”, commenta amaramente Maxime Delannoy, présidente dell’Association nationale des étudiants en pharmacie de France. Ordine e sindacati affermavano preoccupati, già a fine 2022, che la penuria di risorse umane nella professione prefigurava un avvenire inquietante: “il 30% in meno di studenti nelle aule universitarie non è né accettabile né sostenibile per la professione e per tutto il sistema sanitario nazionale”, scrivevano in un comunicato. E la situazione non è migliorata nel frattempo. Oggi si registra un incremento degli abbandoni universitari del 550%.

Con dispiacere l’associazione degli studenti riconosce in proposito che la professione di farmacista “non fa sognare” e questa scarsa attrattività del lavoro, unita alle complicate modalità di accesso, determina il progressivo calo delle iscrizioni alla facoltà. I giovani preferiscono iscriversi a medicina. Maxime Delannoy ritiene però che su questo punto vi sia una carenza di informazione: “Gli studenti non conoscono tutti i mestieri che possono fare i farmacisti, nonostante le campagne di informazione dell’Ordine”.

  • Un’immagine poco “sexy”? – Aggiunge Gaël Grimandi, présidente della Conférence des doyens des facultés de pharmacie de France: “Un liceale ragiona seguendo alcune parole chiave: medico, dentista, ingegnere. Non conosce il mestiere di farmacista. I giovani non vanno praticamente mai in farmacia”. Secondo Grimandi, nonostante la grande evoluzione che la professione ha avuto, particolarmente negli ultimi anni, prevale ancora tra loro l’immagine di venditori di scatolette, che certamente non è molto “sexy”. Non sanno che cosa sia veramente il mestiere di farmacista e il grande numero di attività che questo professionista può svolgere.

Che cosa si può fare

Tutte le organizzazioni dei farmacisti francesi concordano sul fatto che occorra una maggiore informazione, che spieghi bene ai giovani e agli studenti che cosa significhi essere farmacisti oggi e quali e quante prospettive offra la laurea in questa materia. Quanto fatto sino a oggi, evidentemente, non è stato sufficiente.

Secondo l’Ordine e le associazioni rappresentative della farmacia, sono poi necessari diversi interventi di ampio respiro sui quali si sta lavorando: promuovere il mestiere di farmacista; facilitare l’ingresso agli studi in farmacia (reso complicato da una recente riforma che ha eliminato il numero chiuso, ma ha introdotto complessi percorsi di selezione); favorire la mobilità professionale in corso di carriera semplificando le modalità di riconversione da un mestiere all’altro; agevolare il riconoscimento dei farmacisti stranieri (una raccomandazione recentemente fatta a tutti i Paesi Ue anche dalla Commissione Europea).

 

 

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